Pneumatici testati: tanti non convincono il TCS

In ambito automobilistico, il Touring Club Suisse è una delle organizzazioni più autorevoli in fatto di test sui pneumatici: le prove del club svizzero – e i relativi giudizi finali – vengono ritenuti decisamente affidabili dagli addetti ai lavori ed ecco che, quando si parla di gomme auto, il TCS viene preso come punto di riferimento. Relativamente al 2019, stupisce la percentuale di pneumatici testati che non hanno convinto l’ente elvetico e che addirittura si sono rivelati insufficienti al termine delle prove su pista e strada. Fino a settembre di quest’anno, il TCS ha sottoposto ai suoi test 31 pneumatici invernali di diverse misure, i cui pregi e difetti sono stati messi in evidenza attraverso 18 prove simulative di “normali” condizioni di guida. Ecco cosa è emerso.

Pneumatici invernali: pochi soddisfano i requisiti

Il risultato finale di tali test può essere considerato per certi versi sorprendente: dei 31 pneumatici invernali messi alla prova, 16 sono stati classificati come “consigliati” o “molto consigliati” (le diciture utilizzate da enti e riviste specializzate per contrassegnare le gomme promosse) e 15 – dunque quasi la metà! – “consigliati con riserva” oppure addirittura bocciati del tutto, a causa del rendimento non soddisfacente. Fra i parametri esaminati dal Touring Club Suisse ci sono naturalmente il comportamento del pneumatico su superfici asciutte, bagnate, innevate e ghiacciate, ma vengono presi in considerazione anche altri aspetti come ad esempio rumorosità e comfort della gomma, resistenza al rotolamento – che incide sui consumi di carburante – e usura del battistrada. Un test articolato ma necessario per valutare la reale bontà di un pneumatico invernale, che per poter essere promosso deve risultare almeno sufficiente in ognuna delle voci prese in esame.

Statistiche su promossi e bocciati

Facendo una panoramica sui risultati delle prove del TCS, emerge che dei 31 pneumatici invernali promossi, solamente 3 sono stati classificati come “molto consigliati”, dunque si tratta di coperture invernali ottime in grado di soddisfare ampiamente i criteri richiesti. E subito salta all’occhio che solo un decimo dei pneumatici analizzati abbia un rendimento complessivo nettamente al di sopra della sufficienza. Nella categoria “consigliati” rientrano 13 gomme, che quindi hanno mostrato valori sufficienti ma senza emergere particolarmente in nessuno dei parametri nei quali sono state messe alla prova. Infine la nota dolente: 9 pneumatici sono stati “consigliati con riserva”, ovvero nel complesso raggiungono la sufficienza ma mostrano delle criticità in determinate situazioni, ad esempio su strada innevata oppure ghiacciata, o ancora soffrono di aquaplaning. Insomma, c’è qualcosa che non va che impedisce di promuoverli e dunque consigliarne l’acquisto agli automobilisti.

In fondo alla classifica

In fondo alla classifica dei pneumatici invernali testati dal TCS troviamo 6 gomme, che proprio per questo hanno ricevuto la dicitura “non consigliato”, vale a dire che il loro rendimento non raggiunge gli standard minimi richiesti e perciò sono state bocciate, poiché ritenute poco affidabili. Entrando un po’ più a fondo nell’analisi, si può affermare che nella maggior parte delle volte il giudizio negativo riguarda carenze che si verificano su strada innevata oppure bagnata, condizioni frequenti durante il periodo invernale che impediscono dunque alle coperture di essere promosse. Tutto ciò nonostante la qualità costruttiva dei pneumatici invernali – proprio come emerso da questi stessi test – è mediamente superiore a quella delle gomme estive: ciò significa che per realizzare buoni pneumatici invernali non bastano materiali di qualità, ma sono necessari investimenti in ricerca e sviluppo e possedere un adeguato know how circa le caratteristiche imprescindibili di una gomma destinata ad essere utilizzata nelle condizioni più complesse e insidiose.